Il centro di Bologna ha una magia molto particolare, che prende il nome di passeggio. Non trovate larghi viali con semafori aggressivi, né gente che si affretta guardando l’orologio. Tutt’altro: le persone camminano per il gusto di passeggiare nella bellezza, chiacchierando e guardandosi intorno, riconquistando il valore autentico del tempo. Tutto questo è possibile grazie ad un particolare architettonico che rende Bologna unica e celebre al mondo: i portici.
I PORTICI DI BOLOGNA
PERCHÉ NASCONO I PORTICI A BOLOGNA?
A partire dall’anno Mille, Bologna vive due fenomeni particolari: da un lato la gente accorre dalle campagne per stabilirsi in città, dove il mercato è florido; dall’altro nel 1088 viene fondata l’Università – la prima al mondo. Nel giro di pochissimi anni Bologna si trova ad affrontare una forte emergenza abitativa. Come fare? Semplice: allarghiamo le case di qualche metro quadro, con nuove stanze che sporgono sulle strade. Si chiamano proprio sporti le piccole mensole che guadagnano qualche centimetro.
Ma gli sporti non bastano: l’obiettivo è quello di generare nuove stanze da affittare agli studenti e ai mercanti. Si decide così di mettere una colonna a reggere gli sporti, in modo da avere qualche metro di guadagno. La scelta si rivela utile per due motivi: stanze spaziose sopra; mercati coperti sotto. Ecco che le strade di Bologna si popolano di una lunga schiera di arcate coperte e policrome, con colori caldi che vanno dal giallo al rosso scuro. Nascono così i portici.
Il portico più lungo del mondo è quello che conduce al Santuario della Madonna di San Luca a partire da Via Saragozza.
TENIAMO OPPURE NO I PORTICI?
Sorgono alcuni problemi relativi ai portici. Il primo è un problema di igiene. Siamo nel Medioevo: in città circolano asini e cavalli; l’immondizia viene spesso rilasciata in strada; le fogne non riescono a smaltire tutti gli scarti… E i portici si prestano particolarmente bene a diventare un pattumaio, come si dice a Bologna. Il secondo problema riguarda la stabilità dei portici, costruiti in legno. Il legno si usura velocemente e soprattutto basta il minimo incendio per bruciare mezza città.
L’amministrazione di Bologna prende decisioni acute e lungimiranti.
Nel 1288 promulga il Regolamento urbano e lavori pubblici da fare e da mantenere, un malloppo di settantadue rubriche riguardanti la gestione degli spazi comuni fin nei minimi dettagli. A proposito di portici, le disposizioni sono piuttosto rigide:
– I portici devono essere tenuti sgombri da “carri, pali e stanga”. La libera circolazione deve essere garantita;
– I portici sono a libero accesso, ma la pulizia dei portici è responsabilità dei proprietari della casa adiacente al portico;
– Altezza minima di sette piedi, per fare passare un uomo a cavallo;
– Le colonne devono essere in muratura e non in legno;
– Infine, dulcis in fundo, tutte le case devono avere un portico davanti. Chi ancora non ce l’ha, lo costruisca.
– Chi non rispetterà queste prescrizioni subirà multe salate in bolognini, la moneta circolante al tempo.
Il centro di Bologna diventa un unico lungo portico, un connubio esemplare tra spazio privato e spazio pubblico.
I BOLOGNESI SI SBIZZARRISCONO
Dal 1288 ad oggi, gli architetti si reinventano con inesauribile creatività per regalare ai Bolognesi portici funzionali e belli. Vengono edificate colonne in vario stile, capitelli adornati, lunghi porticati, fregi eleganti, volte a crociera affrescate… Nei prossimi mesi vi racconteremo i portici più rappresentativi della nostra amata città!